L’albo illustrato come spazio inclusivo

Ma, in tutto questo, cosa c’entra l’albo illustrato con l’inclusione? e perché voler parlare di inclusione all’interno di una libreria specializzata nella letteratura per l’infanzia? Beh, le ragioni sono davvero più numerose di quel che si possa pensare…

Innanzitutto, perché l’albo illustrato ha una dimensione naturalmente relazionale! Coloro che ci hanno a che fare sanno che l’albo illustrato è una finestra spalancata sul mondo, una porta che ci permette di entrare in relazione con altre persone, ritrovandoci insieme nell’identità dell’esperienza, pur nella ricca diversità di ciascuno. E non ci riferiamo, per quanto ovvio, alla relazione genitore-figli o insegnante-alunno (eh, già perché gli albi illustrati a scuola ci stanno benissimo!) ma, soprattutto, alla relazione bambino-bambino: per sua stessa natura, l’albo illustrato sembra suggerirci una lettura relazionale, dinamica e interpretativa, dove le competenze di un lettore vanno a vantaggio dell’altro (e viceversa) e dove il significato si forma dalla loro sinergia.

Ci sono albi illustrati che per il modo stesso in cui sono concepiti, scritti e illustrati rendono possibile questo tipo di lettura relazionale: pensiamo ai cd. silent book, gli albi senza parole, nei quali la storia si forma per definizione dalla (pluralità) delle letture delle (sole) illustrazioni, con le interpretazioni che si fanno strada con il farsi della storia sotto i nostri occhi. Da questo punto di vista, com’è stato detto da Patrizia Zerbi, durante l’incontro che abbiamo avuto con Carthusia nell’ambito di questa terza edizione, i silent a dispetto del loro nome – si presentano forse come i libri più chiassosi di tutti, proprio perché popolati dalla pluralità di voci dei loro infiniti lettori.

Ma c’è un altro aspetto – non certamente l’ultimo – che merita di essere citato a proposito di “albi illustrati e inclusione”: non ci riferiamo tanto alla possibilità che gli albi illustrati introducano temi che abbiano a che fare con l’inclusione, l’empatia, la responsabilità e l’accoglienza, quanto piuttosto alla possibilità che l’albo illustrato sia luogo di esperienze condivise e, dunque, suggerisca ai suoi giovani lettori chiavi di lettura plurime, diversificate, polifoniche. Non è tanto la storia letta o illustrata, quanto quella esperita attraverso la lettura che permette ai bambini di confrontarsi in maniera creativa e originale con il tema del libro, provando a definire la propria opinione senza lasciarsi guidare o, peggio, condizionare, dalla lettura dell’adulto.

È proprio questo senso di spazio autonomo, accogliente e sempre aperto che rende l’albo illustrato un’occasione davvero speciale per sperimentare l’inclusione in concreto, permettendo a ciascuno di trovare il proprio colore e tenendoli davvero tutti insieme.     

Per chi volesse approfondire la tematica, consigliamo la lettura di: “Albi illustrati e didattica inclusiva”, un articolo della dott.ssa Marina Pavesi, Pedagogista e psicomotricista; o “Lettura e inclusione”, un articolo della nostra amica Mariapia Basile che da circa un anno cura il blog Firmino. Libri come nutrimento, dedicato alla letteratura per l’infanzia anche in chiave inclusiva. E se vi siete persi l’appuntamento con Carthusia, potete recuperarlo sulla pagina fbk della libreria Sognalibri!