Inclusione e letteratura per l’infanzia

Quando si parla di letteratura per l’infanzia si dovrebbe imparare a resistere a due tendenze, spesso concomitanti, ma comunque pericolose.

La prima, antichissima e autorevole, riguarda l’utilizzo dei libri e degli albi illustrati per scopi didattici o per insegnare qualcosa di specifico: al contrario, utilizzando le parole di Blezza Picherle, l’unica finalità della letteratura per l’infanzia è “il dialogo culturale libero e creativo, senza prefiggersi di insegnare qualcosa di utile”. L’esempio del sasso rodariano lanciato nello stagno racconta meglio di centinaia di libri di pedagogia quanto sa essere prodigiosa la buona letteratura, capace di suscitare meraviglie e provocare scombussolamenti ma, soprattutto, allenare lo sguardo del bambino e il suo pensiero critico, ovvero la capacità di leggere i fatti del mondo. Senza bisogno di ammaestramenti!

L’altra tendenza, forse più recente, ma sempre più forte e pressante, riguarda la censura, ovvero – ancora con le parole di Blezza Picherle – la preoccupazione di “proteggere l’ingenuità e la purezza dei bambini e dei ragazzi, evitando di proporre loro tematiche scottanti o racconti troppo crudi, brutali e violenti”, arrivando a incidere non solo sulla struttura narrativa e lo stile, ma proprio sui contenuti. Tra i temi tabu rientrano sicuramente la malattia, il disagio sociale, la disabilità.

Qualche anno fa sulle pagine di Liber (n. 122, 2019, pp. 62-64), l’autore Luigi Dal Cin rifletteva proprio su questa tendenza, chiedendosi se la disabilità andasse raccontata in classe e con quali parole: “Di fronte alle domande difficili dei più piccoli, alcuni adulti non usano più le parole, cambiano discorso. Ma i bambini hanno bisogno di parole, sempre. Ci sono poi parole che arrivano solo alla mente suscitando semplice nuova informazione, e altre che invece arrivano anche al cuore suscitando emozioni, commozione, affetto per il prossimo, cambiamento, inclusione. Questo fa la narrazione”.

Da qualche anno si assiste, ormai, a una decisa inversione di tendenza e la letteratura è ritornata a essere uno spazio per sperimentare cambiamenti e praticare nuove possibilità: e dal momento che l’inclusione è, soprattutto, un insieme di pratiche concrete, attuate nella quotidianità, si può correttamente parlare di letterature per fare inclusione, ovvero pratiche narrative, editoriali e letterarie che, attraverso accomodamenti, esperienze e tematizzazioni permettono a tutti di ritrovarsi intorno allo stesso libro, pur nella ricca diversità di ciascuno.

È a queste pratiche e a queste esperienze che la Rassegna delle letterature inclusive da tre anni volge la sua attenzione, provando a raccontarle e a farle conoscere, perché dalla condivisione tutti possiamo uscirne più ricchi e consapevoli.

Per una rassegna dei titoli più recenti riguardo ai temi della disabilità, si rimanda a questa fantastica bibliografia di Maria Polita su Scaffale Basso: https://www.scaffalebasso.it/libri-inclusivi-sulla-disabilita/

Per un approfondimento più tecnico sugli accomodamenti necessari per rendere inclusivo un testo narrativo, consigliamo la lettura di questo articolo di Emanuela Annaloro, sulla rivista Insegnare: http://www.insegnareonline.com/rivista/cultura-ricerca-didattica/rendere-inclusivo-testo-letterario

E per chi volesse ancora approfondire, ecco alcuni titoli da cui cominciare la propria ricerca:

Blezza Picherle S., Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza. Una narrativa per crescere e formarsi, Edizioni QuiEdit, Verona, 2020;

Terrusi M., Albi illustrati. Leggere, guardare, nominare il mondo nei libri per l’infanzia, Roma, Carrocci Editori, 2020;

Bacchetti F., Cambi F., Nobile A., Trequadrini F., La letteratura per l’infanzia oggi, Bologna, Clueb, 2009;

Emili A. E., Macchia V. (a cura di), Leggere l’inclusione. Albi illustrati e libri per tutti e per ciascuno, Edizioni ETU, Pisa, 2020

Medeghini R., Valtellina E., Quale disabilità? Culture, modelli e processi di inclusione, FrancoAngeli, Milano, 2006

Programma Rassegna Maggio