Il venditore di felicità, ovvero metti un pomeriggio con tre bambine…

Sulla natura stessa della felicità non si riesce a trovare un accordo,

e le spiegazioni dei saggi e del popolo sono inconciliabili.

Aristotele

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Ci sono libri che non hanno veramente bisogno di presentazione e sicuramente Il venditore di felicità (Kite) rientra a pieno titolo tra questi: non solo perché la storia è la combinazione dell’energia e della creatività di due grandi artisti – i testi geniali di Davide Calì e le illuminanti illustrazioni di Marco Somà – ma proprio per il tema che ci invita, fin dal titolo, a riflettere su un paradosso che, se fosse vero, risolverebbe secoli di discussioni filosofiche. Di che cosa è fatta la felicità? come fai a metterla in un barattolo? E ammesso che si possa farlo, puoi venderla e comprarla? e da chi la compreresti?

Ho sempre pensato che sarebbe stato entusiasmante parlarne con i bambini perché, nella loro sconfinata saggezza, avrebbero potuto offrirmi chiavi di lettura nuove e accattivanti. E quando recentemente ho avviato questa insolita formula degli appuntamenti filosofici a distanza, d’istinto ho sentito con certezza che fosse arrivato il momento di farlo!

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Ecco perché, per una volta, mi taccio e lascio la parola direttamente a loro: tre bambine che in un caldo pomeriggio di maggio si son ritrovate in una stanza virtuale a indagare la questione millenaria della natura della felicità.

G. Il piccione della storia vende la felicità: ma come fai a trovare la felicità e a metterla in un barattolo?

MS. Quando uno è felice, allora puoi provare a imprigionare la felicità in un barattolo

G. Si, ma da dove esce la felicità?

V. Dalla bocca che sorride.

MS. Dal cuore.

A. Dagli occhi. E anche dal movimento… io sono felice quando vado in bicicletta!

G. E come ci accorgiamo che una persona è felice?

MS. Lo guardo con gli occhi: se sto lì con lui, mi accorgo che è felice, perché lo sento ridere, lo vedo felice.

G. Bella questa cosa che per accorgermi della felicità di una persona, devo stare attento, devo accorgermene. Ma una persona può essere felice da sola?

A. Si, quando sto con il mio pupazzo o con i miei cagnolini.

V. Ma non è meglio se lo dici a chi vuoi bene?

G. Cioè, condividere la felicità con chi vuoi bene?

V. Si, così è doppia, perché anche l’altra persona è felice assieme a te.

G. Prima A. diceva che è felice quando va in bicicletta… quand’è che siamo felici?

MS. Quando farò il pigiama party con la mia amica!

G. Cioè, non lo hai ancora fatto? Lo devi ancora fare?

MS. Si, devo ancora farlo, ma sono sicura che quando lo farò sarò felicissima!

G. E come fai a saperlo?

MS. Con l’immaginazione! Immagino di essere felice e nel cuore so che è così!

G. Bello: posso essere felice di una cosa che ancora non è accaduta! E – ritornando alla storia – si può vendere la felicità?

V. No, puoi solo condividerla con un amico o una persona che ti vuole bene.

MS. Come fai a venderla? Non si vede la felicità!

G. Come non si vede? Abbiamo detto che noi ci accorgiamo se una persona è felice, la vediamo e la sentiamo!

MS. Si, quando una persona è felice, tu la vedi, ma la felicità che esce tu non la vedi mica.

G. Quindi, ce ne accorgiamo, la possiamo condividere, la possiamo immaginare ma non possiamo inscatolarla! Però, sappiamo dove trovarla?

A. Si, nel cuore delle persone, è lì che si trovano le emozioni.

G. E come faccio a distinguere la felicità dalle altre emozioni?

A. Quando sei felice puoi fare un disegno, così poi te lo ricordi. E puoi farlo vedere ad altre persone!

V. Puoi mettere in ordine il tuo cuore! Potresti costruire tante piccole porticine e in ognuna ci metti dentro l’amore per una persona, per il tuo cagnolino o il tuo gattino, e tutte le altre cose che ti rendono felice.

G. Insomma come una grande dispensa?

V. Tante stanzette, come un alveare.

A.  Perché se no, ti confondi.

V. Possiamo disegnare un cuore sulle porticine e dentro ci scriviamo il nome delle persone e tutte le cose…

G. Una bella immagine. Invece, la storia ci invita a immaginare tanti barattoli, ognuno con la propria etichetta… Ma, a proposito, cosa c’era nel barattolo della storia?

A.  È vuoto, il signor Topo ci semina qualcosa e ci fa crescere una pianta.

G. Come se la felicità potesse crescere…

V. Si, la felicità aumenta sempre, perché con il tempo facciamo sempre più cose belle!

G. È vero, ma ci capitano anche cose tristi…

V. E allora vuol dire che dobbiamo fare più cose belle, più cose che ci rendono felici!

E allora facciamoci capitare tante cose belle!! Non è necessario inseguirle con fatica e sudore, no, basta avere occhi per saperle cogliere e trovarle anche in un barattolo vuoto, che ci capita tra le mani proprio nel momento in cui ne avevamo bisogno.

Non esiste una strada verso la felicità.
La felicità è la strada

(Confucio)

 

Articolo di Giancarlo Chirico

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